In molti si fanno questa domanda…
Credo che la risposta più appropriata sia, perché molto spesso si avverte la necessità di tornare in sintonia con quelli che sono i propri bisogni primari, che invece troppo spesso si tende a soffocare e che, invece sono alla base dei sintomi.
La psicoterapia è avvertita da coloro che la sperimentano come un’occasione per imparare ad avere “a che fare” con la parte più intima e vera di sé stessi ed a prevenire, in questo modo, le ricadute causate dal non sapersi ascoltare.
La figura dello Psicologo può aiutare in un momento di profonda sofferenza e può anche diventare un valido supporto nella normalità della vita quotidiana, quando ci si trova ad affrontare le piccole e grandi difficoltà di tutti i giorni.
Ruolo del terapeuta è quello di costruire insieme al paziente una relazione che cura, restituendo un’interpretazione volta a svelare sul piano simbolico ed emotivo il significato di quanto gli è capitato, che ha vissuto ed infine, ha causato il sintomo.
La parola psicoterapia – “cura dell’anima” – utilizza come strumenti d’elezione, il colloquio, il confronto, la relazione ecc., nella finalità del cambiamento dei processi psicologici dai quali dipende il malessere o lo stile di vita inadeguato.
Durante il percorso il paziente comprende più a fondo sé stesso nella sua complessità;
impara ad assumersi la responsabilità di sé e delle sue scelte; conosce il proprio mondo interiore fatto di emozioni, pensieri, automatismi e modalità di funzionamento che vanno conosciute, capite e se necessario, modificate poco a poco.
L’analisi rende liberi…
Liberi di essere ciò che realmente si è, esprimendo al massimo le proprie potenzialità sommerse, slegati dai ceppi che la propria storia culturale e personale mette ai polsi.
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